La Via Crucis della Comunità Laudato Sì di San Giovanni Rotondo

 


Un ragazzo diversamente abile sulla sua carrozzina elettrica abbraccia la croce, la stessa portata in spalla circa duemila anni fa da Gesù sul Calvario. 

È questo il gesto più toccante della Via Crucis che si è svolta il 19 marzo, nella solennità di San Giuseppe, a San Giovanni Rotondo, in una serata, fredda, buia e piena di stelle. 

Il momento di preghiera, organizzato dalla Comunità Laudato Sì e arrivato alla sua quarta edizione, ha visto la partecipazione di numerosi fedeli, in particolare giovani provenienti dalle diverse parrocchie del paese e alcuni frati del convento di Padre Pio. 

Il tema scelto per quest’anno è stato “Sconfinato amore”, basato su un gioco di parole tra l’aggettivo sconfinato e la parola amore. All’interno di una casa circondariale ci sono persone confinate. Queste, anche se chiuse, hanno una potenzialità di amore sconfinato e  Gesù è arrivato anche in quegli ambienti con il Suo sconfinato amore. 


La preghiera meditata è stata caratterizzata con le riflessioni di ragazzi reclusi presso l’Istituto Penale Minorile di Bari che i volontari della Laudato Sì hanno incontrato nei mesi scorsi. “Se voi siete riusciti a parlare con queste persone, avete ridato loro anche la libertà”, ha sottolineato Mons. padre Franco Moscone, arcivescovo della diocesi di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo, durante il suo intervento e che poi ha continuato citando la frase “il carcerato è un bene che ci manca”, di don Oreste Benzi, inserita come incipit della Via Crucis. 

Oltre ai giovani della casa circondariale del capoluogo pugliese, il contributo è stato dato anche da uomini che vivono all'interno del C.E.C. “Santi Pietro e Paolo” della comunità Papa Giovanni XXIII” di Vasto e scontano la pena in maniera alternativa, svolgendo diverse attività come la campagna e l’allevamento. 


I giovani della Comunità Laudato Sì hanno varcato le porte del carcere, ascoltato i ragazzi, guardato i loro occhi pieni di sofferenza, rabbia, lacrime versate e toccato con le mani il dolore che si prova dietro le sbarre. C’è chi parla di un padre che lo ha abbandonato, chi invece è disperato, altri vedono la luce della speranza nel volto della loro mamma, la stessa incontrata da Gesù sulla sua via crucis.

I testi sui quali si è riflettuto riportano anche il lato della sofferenza umana che affligge i ragazzi dietro le porte delle celle. 

Lo scorso anno, durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona, Papa Francesco nel suo discorso si è rivolto ai giovani dicendo: “Nella vita, nulla è gratis, tutto si paga. Solo una cosa è gratis: l’amore di Gesù”. 

Se i volontari della Laudato Sì sono riusciti ad entrare e ad abbracciare queste persone, significa che anche tra quelle mura alte e strette esiste lo spiraglio di speranza più bello e luminoso: l’amore di Dio. 


Antonio Cascavilla 

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